Storie di donna: Teodora, l’imperatrice femminista

Dal mosaico che l’ha resa immortale nella Chiesa di san Vitale a Ravenna ci guarda con il suo viso pallido, gli occhi distanti, la posa di una sacerdotessa nell’atto formale di offrire doni alla chiesa di Dio, circondata dalla sua corte. Il suo abbigliamento, il manto di porpora, i gioielli che indossa sul capo e sulle spalle, oro, perle e pietre preziose, la qualificano subito come un’imperatrice, sebbene non esauriscano la curiosità che aleggia intorno a questa figura da sempre omaggiata, eppure anche molto discussa. Anzi: la simbologia del ritratto evoca uno spazio altro, che si intravede dietro una tenda scostata da una delle sue elegantissime dame e lascia nel visitatore una sensazione di mistero, di attesa, di stravaganza.

mosaico S. Vitale a ravenna

La sua storia non è certo comune. Era di estrazione assai umile, figlia di un guardiano delle belve del circo, avviata fin da bambina, dunque, ad una vita che la collocava negli strati più bassi della società, fra esibizioni in pubblico come attrice di mimo e prostituzione. Nonostante ciò, conobbe e sedusse il futuro imperatore Giustiniano e ne divenne consorte, affiancandolo alla guida dell’impero fino alla sua morte, che la colse non ancora cinquantenne. È noto che lo storico Procopio di Cesarea non la amasse e la descrivesse perciò nelle sue Storie segrete come una spregiudicata arrampicatrice sociale.

Ambiziosa e altera, consapevole della propria bellezza, riceveva alti funzionari assisa su un trono accanto al marito; partecipava alle riunioni ristrette dell’ “entourage” dell’imperatore, che la consultava spesso, a volte preferendo la sua opinione a quella dei suoi più validi consiglieri. Sono attribuiti a lei, infatti, i rovesci di fortuna che colpirono alcuni fedelissimi dell’imperatore, come un tale Giovanni, i quali, pur artefici di grandi successi militari e politici, avevano subìto il suo disfavore, quando non la sua ira. Grazie alla sua posizione decisa, oltre che inflessibile e spietata, Giustiniano riuscì a sedare nel sangue una violenta rivolta, che aveva tentato di destituirlo.

teodora

Il suo ruolo pubblico non impediva a Teodora di coltivare in piena libertà le proprie idee o la propria fede: fervente seguace del monofisismo, una dottrina religiosa che negava la natura trinitaria di Dio, convinse il marito a riconoscerla, ottenendo perfino una chiesa dedicata a tale culto. Fu pure generosa e caritatevole, dedicandosi ad esempio al recupero di donne meno fortunate di lei, con cui aveva condiviso una vita difficile e discriminata: in un palazzo sul Bosforo trasformato in monastero creò una sorta di alloggio per 500 prostitute raccolte dalla strada  e diede loro così l’opportunità di un riscatto sociale e morale profondo. Altri storici raccontano che avesse l’abitudine di liberare, comprandole e rivestendole, giovani ragazze costrette a prostituirsi nei lupanari.

testa detta di teodora

Moderna e indipendente, riuscì ad acquisire la sua autonomia in una società assai statica come quella bizantina, certo lontana dai temi dell’emancipazione femminile.

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