Un ritorno ad una formula teatrale (e dunque matematica) con poche incognite, quella proposta da “Teatro cerca casa”. Una rassegna teatrale con più di venti nuclei attoriali e titoli di pregio ospitata, a seconda delle esigenze, in appartamenti siti in città o in zone limitrofe. Un’abitazione che possa ospitare un pubblico ridotto in numero, ma con una gran voglia di gustarsi il teatro, è quello che si è soliti vedere in quasi ognuno degli appuntamenti proposti.
Ad accoglierci venerdì scorso, un suggestivo appartamento al centro di Napoli.
La vicinanza degli attori con il pubblico, considerando o no un vero contatto con quest’ultimo, annulla la ritualità del palcoscenico all’italiana, individuandone un’altra con relativa prossemica.
“In viaggio con Papele” adattato e diretto da Roberto Giordano in scena con Monica Assante Di Tatisso, è un itinerario biografico dedicato a Raffaele Viviani.
Lo spettacolo si offre al pubblico in uno stile che ricorda, tralasciando i nuclei narrativi tratti dal volume “Dalla vita alle scene” (in seguito presentato in scena fisicamente), la rivista degli anni Venti e Trenta, con il continuo flusso di numeri che vanno dal “varieté” alla riflessione amara.
Con tempo andante, la vicenda scenica procede passando dalla narrazione onnisciente, all’incarnazione di Viviani e di sua sorella Luisella.
Due sedie, una valigia contenente oggetti di scena, un cavalletto in legno da pittura e parte di una cornice di specchio da camerino, sono gli elementi scenici attraverso cui gli interpreti si muovono nella rievocazione del mito vivianeo.
Gli arrangiamenti di Paolo Coletta, consentono ai due attori di intonare Canti d’amore e di malavita (per la maggior parte), modulati sulla stoffa della memoria dell’uomo e dell’artista Viviani.
Riscopriamo contenuti del vastissimo repertorio del Papele (Raffaele) poeta, autore di prosa, attore e compositore; contenuti che per molto (forse troppo) hanno abbandonato il ricordo di un simile autore. Da “ ‘O sapunariello”, “Comme ‘a fronna”, a “Aspettamme ca vene”, “Canzone ‘e sotto ‘o carcere” e tante altre intervallate da brevi riproposte di brani umoristici o da reperti audio, Monica Assante Di Tatisso e Roberto Giordano, si destreggiano con gusto e sapore attoriale, talvolta particolarmente raffinato, nei meandri della proposta vivianea.
Da non dimenticare, infine, il giusto approccio interpretativo della lingua (ormai considerata arcaica) di Raffaele Viviani, per il cui repertorio, un tempo, il figlio Vittorio Viviani in una quarta di copertina, auspicava a un ripensamento critico che ne consacrasse lo specialissimo linguaggio.