“The Beggars’ Theatre – Il Teatro dei Mendicanti” è un luogo incantato alla periferia est di Napoli.
Un’oasi in uno dei quartieri più difficili della città, San Giovanni a Teduccio, tra fabbriche abbandonate e a pochi passi dai visionari mega-graffiti di Jorit, che conserva autentici tesori: quattromila abiti di scena, fatti indossare da Ronconi, Eduardo, Strehler, Glauco Mauri, Roberto De Simone restaurati e messi a disposizione di tutti.
Mariano Bauduin, assistente per più di vent’anno del Maestro Roberto De Simone, sei anni fa ha realizzato, con la sua compagnia Gli Alberi di Canto Teatro, il sogno del The Beggars’ Theatre, con l’obiettivo di promuovere e tramandare il teatro popolare, mostrando come le differenze sociali siano alla base dell’accettazione di sé stessi per poi poter migliorare la qualità della propria vita mediante la valorizzazione di sé e della propria collettività.
Il The Beggars’ Theatre, che svolge la sua attività al Centro Asterix in via D. Atripaldi, oggi rischia la chiusura a causa di un provvedimento del Comune di Napoli che ne sospende l’attività con obbligo di sgombero dei locali entro il 16/12 a causa dell’imminente avvio di lavori strutturali, in seguito all’attribuzione di un bando ministeriale ad altre due associazioni. L’amministrazione sembrerebbe aver annullato il precedente affidamento e concesso in affidamento alla sole due associazioni la struttura e la sua gestione.

«La chiusura del The Beggars’ Theatre comporterebbe l’abbandono di un progetto che portiamo avanti con impegno, sacrificio e tanta passione da sei anni» spiega Bauduin, che prosegue: «C’è un’alternativa al degrado, questo teatro ne è una dimostrazione. In quel posto ho coltivato la memoria e ho provato a trasmettere al territorio importanti valori culturali. Il teatro e la cultura sono uno strumento di riscatto per i territori, altrimenti non passerei gran parte del mio tempo in un piccolo teatro di periferia. Purtroppo stiamo perdendo la possibilità di cambiare il triste, angosciante, presente proiettandolo in una dimensione atemporale che solo il palcoscenico può avere, abbandonando un’esperienza di grande impatto sociale e culturale».
Shakespeare era accettato come teatro popolare nonostante non rinunciasse a temi di altissimo valore umano e poetico, e la gente lo capiva, o meglio lo percepiva e lo accettava. Il teatro, con gli stessi strumenti linguistici e poetici, raggiungeva i più umili e la borghesia, e allora la differenza sociale viveva un’immaginaria sospensione; nel linguaggio dell’arte della scena utopisticamente si abbattevano tutti i livelli sociali, e l’uomo più miserabile, il mendicante più infelice, non aveva nulla di diverso dal ricco signorotto.
È con questo spirito e abbracciando il modello del teatro popolare che il Beggars’ Theatre ha portato avanti i progetti che lo hanno portato ad affermarsi come riferimento culturale della periferia est di Napoli. Tra questi, la Corale per San Giovanni, gruppo di canto costituito da circa 60 elementi di età compresa dai 12 ai 74 anni, improntata sullo studio delle tecniche di voce naturale e insegnamento dell’oralità musicale. La Corale insieme alla Compagnia ha preso parte a spettacoli per il Teatro di San Carlo, il Napoli Teatro Festival e per le stagioni teatrali in programma.
Inoltre, il Beggars’ Theatre è impegnato in un percorso di Alta formazione sui mestieri dello spettacolo, sostenuto dalla Fondazione Banco di Napoli, che comprende i laboratori di Sartoria Teatrale e Scenotecnica, curati da professionisti del settore come Marianna Carbone, Zaira De Vincentiis, Odette Nicoletti, Mauro Carosi, Fabio Marroncelli e Nicola Rubertelli.