Salpando dal porto di Trapani e percorrendo poche miglia nautiche in direzione Sud Ovest, è già possibile intravedere il profilo gentile della città di Tunisi, costruita com’è su un insieme di piccole colline che culminano a quaranta metri d’altitudine e digradano dolcemente verso il lago che sorge ai bordi della città. Dall’altro lato, un versante scosceso discende fino alla depressione paludosa della Sebkha Séjoumi, infestata di moscerini d’estate.
Tutt’attorno, piccole colline di nemmeno cinquanta metri d’altitudine, che hanno nomi in cui si mescolano il francese, l’arabo, la cultura cristiana e musulmana ̶ Nôtre-Dame de Tunis, Ras Tabia, La Rabta, La Kasbah, Montfleury e La Manoubia ̶ circondando il luogo mentre i due laghi di Tunisi, separati da uno stretto istmo, luccicano all’orizzonte. Approdando qui è difficile indovinare il profilo nascosto dell’antica Medina se non fosse per quell’alto minareto della moschea Zituna che svetta sulle casette bianche ed i vicoli stretti. L’organizzazione della Medina, nel corso dei secoli, non è cambiata molto. Attorno ad essa si trovava un muraglione immenso che racchiudeva l’agglomerato.
Di queste mura mastodontiche resta ben poco. Alcune porte (in arabo Bab) permettono tutt’oggi di entrare e uscire dalla cittadella. La più conosciuta e visibile è la Bab el Bhar (Porto del Mare) così chiamata in quanto si affaccia proprio sul Mediterraneo. Si tratta di una porta colossale che si apre sulla famosa Avenue Bourguiba, dove sfilò il popolo tunisino durante la rivoluzione che rovesciò il dittatore Ben Ali. Ci sono altre tre porte che hanno resistito all’usura e al tempo: sono le porte Bab Jedid, Bab Saadun e la Bab el Khadra. Delle porte oramai scomparse e distrutte nel corso del XIX secolo resta memoria soltanto nei nomi dei quartieri: Bab Aliua, Bab Laasal, Bab EL Jazira, Bab Mnara, Bab Suika, Bab Lakuas. In effetti tutti questi quartieri sono situati attorno alla Medina e sono l’ultimo retaggio di quelle porte oramai scomparse. Il cuore pulsante della Medina di Tunisi sono i famosi mercati, i suk. Una moltitudine di stradine strette, zone d’ombra coperte da arcate bianche, profumi di spezie, aromi e di olive.
Ogni suk aveva la sua specialità: carne, gioielli, conciatori. Con l’estinzione di alcuni mestieri anche alcuni suk sono nel tempo scomparsi. Ma, ancora una volta, è la toponomastica dei quartieri a conservare il ricordo di questi luoghi affascinanti. La parte più alta della Medina continua ad essere un luogo investito dai palazzi del potere. Qui sorge il Palazzo del Primo Ministro, il Ministero delle Finanze, la Kasbah, il Palazzo di giustizia ed altri eleganti edifici dell’epoca dei Beys, come il Palazzo Dar Hamuda Pascià o altri che si possono visitare o si sono trasformati in luoghi di cultura e ritrovo: caffè letterari, biblioteche, sale di concerti. In cima alla Medina svetta il minareto della Moschea Zituna (in arabo l’ulivo) che sorge proprio al limite dei suk e dei palazzi, un punto di riferimento per chiunque visiti la città. Anche il viandante perso nel dedalo di stradine o il flanêur che si lascia trasportare dal proprio stesso passo cadenzato ̶ seguendo il suono isocrono del calpestio dei sandali sulle stradine tortuose della Medina ̶ non può non levare gli occhi al cielo per ammirare quella torre da cui si diffonde il canto melodioso della preghiera verso tutto il Mediterraneo. Forse a proteggere chi cerca invano rifugio dall’altro parte delle mura invalicabili d’Europa.