Abbiamo preso un caffè con Giovanna Izzo, founder di ‘Gizi’, che ci ha raccontato la sua attività di mending e upcycling
Così come Michelangelo Pistoletto nel 1967 con la Venere degli stracci desiderava esaltare la bellezza capace di generare gli stracci, allo stesso modo, anche se con le dovute proporzioni, opera Giovanna Izzo, founder di ‘Gizi’, un brand che guarda alla sostenibilità e al futuro del nostro pianeta. Ma in che modo? Ce lo racconta lei.
Il tuo brand, ‘Gizi’, è un brand di mending e upcycling per il tuo l’armadio. Cosa si intende con questa definizione?
Ho definito ‘Gizi’ un brand di mending e upcycling per semplificare al pubblico quello che è il servizio che offre. Ma, in realtà, dietro ‘Gizi’ c’è tutto un progetto che tocca diversi aspetti. Prima di tutto, ‘Gizi’ tocca la sostenibilità ambientale in quanto punta ad allungare il ciclo di vita di un prodotto-moda (i nostri capi d’abbigliamento) per farlo durare nel tempo e disincentivare le persone all’acquisto di nuovi capi.
Per mending, quindi, si intende riparare e allungare il ciclo di vita di un abito; con l’upcycling, invece, si opera un processo di trasformazione del capo in un nuovo prodotto da indossare come nuovo. ‘Gizi’, in particolare, rispetto ad altri brand già esistenti in Italia che si occupano della moda sostenibile non si pone l’obiettivo di rivendere, e quindi di immettere nuovi prodotti sul mercato, ma si occupa di rigenerare i capi personali di ogni individuo in un’ottica ancora più smart rispetto all’acquisto di un nuovo prodotto. Inoltre, ogni capo rigenerato da ‘Gizi’ diventa un prodotto su misura e unico nel suo genere.
Da dove nascono la tua sensibilità e il tuo impegno per la sostenibilità e per ridurre l’impatto del fast-fashion sul pianeta?
L’idea di ‘Gizi’ nasce dal fatto che sono un’appassionata di vintage e ho sempre cercato di ottimizzare il mio budget economico personale riservato alla moda, e quindi fin da piccola con mia nonna mi divertivo a creare nuovi capi sia con i vestiti dei miei familiari che con capi vintage acquistati nei mercatini e messi al passo con le tendenze.
Crescendo, avendo consapevolezza dei problemi della nostra società, primi tra tutti l’overconsuming e la FOMO (Fear of Missing Out), è sorta dentro di me una profonda angoscia legata a mio avviso allo stile di vita dei giorni d’oggi. Per questo, ho scelto di intraprendere questa strada che mi desse l’opportunità fare della mia più grande passione un modo per dare il mio contributo a migliorare l’ecosistema complesso in cui viviamo.
Quali suggerimenti ti senti di condividere con chi desidera vivere una vita più sostenibile nel mondo della moda?
Il più importante è quello di avere un approccio allo shopping più razionale. Non bisogna assolutamente farsi sopraffare dalle tendenze! Poi avrei tantissimi consigli sulla gestione del guardaroba… E su questo ho creato una rubrica sul profilo social di ‘@Gizi.it’ che vi invito a seguire attentamente! In futuro, infatti, credo che saranno fondamentali delle figure, anche professionali, che aiuteranno a gestire gli armadi di tutti noi.
Come vedi l’evoluzione della tua attività nei prossimi anni?
I prossimi step per ‘Gizi’ saranno sicuramente: ampliare il network di artigiani e designer che possono realizzare le idee creative per i clienti; diffondere il messaggio di un nuovo ciclo di vita del prodotto-moda di ‘long life fashion’ che ha a cuore la durata e la cura dei capi d’abbigliamento; la collaborazione con i negozi e le aziende di moda per creare partnership con servizi di riparazione e aggiusto per i clienti; infine, creare un processo comodo e smart per portare ‘Gizi’ in tutta Italia. Il mio sogno sarebbe quello di fondare un lab fisico dove poter far incontrare artigiani e clienti per un’experience innovativa e creare un’Academy per insegnare alle nuove generazioni il know how degli artigiani e far sì che non vada estinto.