Può una bottega avere il nome di un fiore? Sì! È il caso de ‘La bottega del Papavero’ di Mariaconsiglia Stile.
‘La bottega del Papavero’ è la casa di Mariaconsiglia Stile, artista laureata in restauro che si occupa di dipinti su tela, live painting per eventi e personalizzazione di capi d’abbigliamento e accessori. Abbiamo preso un caffè con lei per conoscerla meglio!
La bottega del Papavero è il nome della tua attività. Come è nata l’idea e perché hai scelto proprio il papavero come fiore?
Sì! Il nome della mia sede è proprio ‘La bottega del Papavero’, il papavero che da sempre è stato il mio fiore preferito, un fiore indipendente, forte ma allo stesso tempo molto fragile! Forte poiché nasce spontaneamente sui bordi delle autostrade e nei posti più sporchi, resiste alle piogge e al vento. Allo stesso modo, se si cerca di raccoglierlo lo stesso papavero è così fragile da lasciar cadere i suoi petali in un istante. Inoltre, amo la mitologia e i papaveri sono i fiori della corona di Morfeo, dio dell’oblio, del sogno… e io vivo nei e con i miei sogni!
Ti occupi non solo di dipinti su tela ma anche di live painting, restyling di mobili, personalizzazione di capi di abbigliamento. Qual è il momento in cui riesci maggiormente a connetterti con te stessa mentre sei all’opera?
Esatto! Mi occupo di tante cose inerenti il mondo dell’arte ma l’unica strada attraverso la quale io possa mettermi in contatto con me stessa è la pittura su tela. Attraverso i colori riesco a scaricare le mie tensioni, le mie emozioni.
Dai tempi più remoti l’arte è associata non solo all’espressione della propria interiorità, ma anche alla medicina. È così anche nel tuo caso?
L’arte è stata un mezzo di salvezza per me, mi ha aiutata a scaricare e canalizzare le emozioni per comprenderle meglio. Credo fortemente nel potere catartico dell’arte, difatti da alcuni mesi ho intrapreso degli studi inerenti all’arte-terapia che comprende varie tipologie di arte. Io mi specializzo in pittura come arte-terapia. Ho scelto di avere maggiore conoscenza in questo settore perché il mio obiettivo è aiutare le persone a conoscere sé stesse attraverso mezzi che non avevano mai preso in considerazione.
Nel mio laboratorio, infatti, organizzo eventi in cui le persone vengono a raccontarsi (anche a loro stesse) attraverso i colori e l’utilizzo di tecniche artistiche senza necessità di aprire un dialogo verbale. Ho intrapreso anche un percorso con una psicoterapeuta infantile affrontando durante un corso le emozioni dal punto di vista dei bambini e dei genitori mediante tecniche artistiche. Inoltre, studio arte-terapia associata alle cure oncologiche. Credo che l’arte sia un mezzo che ci aiuta a mettere ordine: creiamo qualcosa che sia nostra, che abbia un’identità. Sono laureata in restauro e ho la carica di tutoraggio presso l’Università Suor Orsola Benincasa nella facoltà di restauro: noi preserviamo l’identità. L’arte è storia e storia è identità di un momento di riflessione sociale e politica.
Oltre che terapeutica, l’arte può essere un modo anche per educare l’animo. Ritieni che l’arte possa rappresentare una strada valida per tutti quei ragazzi che rischiano di prenderne una totalmente sbagliata? Può essere una prospettiva da far conoscere meglio?
Conoscere l’arte può educare l’animo. Chi fa arte può mettere equilibrio nell’animo. Arte e educazione viaggiano sullo stesso binario. Comunque, il mondo dell’arte è difficile e si fanno sacrifici: non sempre si è apprezzati per ciò che si fa. Credo che se un ragazzo viene educato al bello inteso come armonia e rispetto non potrà mai scegliere altre strade perché il rispetto è alla base di tutto, e alla base dell’arte.