Numero 37 di maglia, Roberta Zara dal campo sogna di diventare una direttrice sportiva
Giovane promessa del calcio italiano, da sempre affascinata da questo sport, Roberta Zara racconta la sua carriera sportiva tra sfide ed emozioni sia fuori che dentro il campo da calcio. Il suo pensiero in merito all’ultimo mondiale delle azzurre: scelte troppo azzardate da parte del commissario tecnico.
Roberta, da giovanissima entri a giocare nella Football Club Nocerina W, com’è iniziata la tua corsa con il pallone?
Ho iniziato tardi a giocare perché mia madre non voleva, diceva che dovevo praticare degli sport più da bambina. Dopo tanti litigi e soprattutto tante richieste sono riuscita a scendere in campo con quella che oggi considero una seconda famiglia: La Football Club Nocerina W! Il presidente, Giuseppe Citarella, considera noi calciatrici come sue figlie, abbiamo un campo dove allenarci e affrontare le partite del Campionato di Eccellenza Femminile della Lega Dilettanti della Campania. I due mister, Franco Mervoglino e Gerardo Zollo, oltre ad avere una mentalità vincente, sanno come allenarci! Infine ci siamo noi giocatrici, un gruppo molto unito! Quest’anno abbiamo tanti obiettivi, uno di questi è superare il girone di coppa Italia e di far bene in campionato!
Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto superare durante la tua carriera sportiva?
La carriera calcistica, specialmente se sei donna, non è per niente una carriera facile. “Cosa ci fai qui? Non sei capace a giocare”, “Dovresti fare altri sport”, sono frasi all’ordine del giorno per una calciatrice, frasi che di per sé rappresentato già una sfida a non dover mollare. Nel mio caso, inoltre, una sfida è proprio quella di capire cosa vuol dire svegliarsi presto di domenica per andare a giocare per divertirsi, in primis, ma soprattutto per vincere!
Il calcio è un mondo in cui di spazio per le donne ce n’è sempre stato poco. Qual è la situazione del calcio femminile in Italia oggi?
Il calcio femminile in Italia è diventato famoso grazie al mondiale di calcio femminile svolto in Francia nel 2019. Dopo quel mondiale in Italia è cambiato tutto! Nel luglio del 2022 il calcio femminile è diventato professionistico: la FIGC ha deciso di uniformare i salari minimi della nuova serie A femminile professionistica a quelli della serie C maschile così il calcio è divento un lavoro a tutti gli effetti, una carriera a cui una donna può dedicare tutte le proprie energie!
Fuori campo qual è il goal al quale aspiri nella vita?
Diventare direttrice sportiva è ciò a cui maggiormente aspiro! Sono sempre stata affascinata dal mercato e da come si gestisce una squadra, spero un giorno di riuscire nel mio obiettivo! Attualmente sono al secondo anno della facoltà di Scienze motorie presso l’Università di Napoli “Parthenope”, alla magistrale poi mi trasferirò a Roma per studiare Management sportivo indirizzo calcio. Completerò gli studi con un corso della FIGC che mi consentirà di diventare una direttrice sportiva a tutti gli effetti.
All’ultimo mondiale, nonostante una grande aspettativa, l’Italia femminile non ha superato i gironi di qualificazione. Secondo te c’è qualcosa da migliorare nel movimento calcistico femminile italiano?
Il girone dell’Italia ai mondiali femminili non era impossibile, anzi! Le scelte del commissario tecnico sono state particolari sin dalle prime battute: il tentativo di ringiovanimento di tutta la linea è risultato essere troppo drastico per una competizione così importante, difatti Bertolini ha preferito schierare le giovani e lasciare in panchina calciatrici esperte. Queste scelte sono state un po’ azzardate. L’altro elemento da analizzare è più astratto: il gap fisico, difatti le azzurre non hanno retto il confronto con la fisicità e il dinamismo delle sud africane.