Un tesoro sotto il Banco di Napoli, la domus romana di Palazzo Ricca

interno della struttura
interno della struttura

Napoli non smette mai di rivelare sorprese. Pensi di conoscerla, di averla girata palmo a palmo. Eppure, all’improvviso, spunta qualcosa di sconosciuto, di sorprendente, di inaspettato. Come una domus romana nei sotterranei di via Tribunali; un gioiello inestimabile celato nelle viscere di Palazzo Ricca, sede dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. Un complesso archeologico che il Gruppo Archeologico Napoletano tiene aperto e cura da qualche anno, specialmente in occasione del Maggio dei Monumenti – le visite quest’anno sono previste il 16 e 17 maggio con prenotazione a 0815529002 o mail a info@ganapoletano.it.

palazzo ricca

Non meravigli più di tanto la presenza di una domus in quella zona. L’antica Neapolis si estendeva tutta lì, dal suo nucleo che vedeva l’agorà in piazza San Gaetano – con i più celebri scavi di San Lorenzo Maggiore – passando per la zona dell’Anticaglia dov’era ubicato il teatro di Nerone. In via Duomo, e a due passi dalla domus di Palazzo Ricca, c’era un importante complesso termale, quello oggi noto col nome di Carminiello ai Mannesi. Una zona abitata e frequentata da patrizi, oltre che da mercanti. Le case, da quelle parti – e un po’ come fu fino al ‘600 – erano sontuose, nobiliari, appartenenti alle famiglie più benestanti. Poche miglia e si arrivava al porto; l’antico porto di Neapolis di cui sono state trovate le navi nei primi anni del Duemila, presso piazza Municipio.

piazza municipio

La domus nel ventre del Banco di Napoli (via dei Tribunali 206/2010) fu scoperta inaspettatamente grazie a lavori effettuati tra gli anni Settanta ed Ottanta. Agli ambienti si accede da una scala dal cortile interno del palazzo, sul lato occidentale di una cappella privata. Il complesso residenziale è databile al II sec. d.C., quasi sicuramente connesso al complesso rinvenuto e distrutto durante i lavori del Risanamento tra le vie San Nicola dei Caserti, via Pietro Colletta e via Giudecca Vecchia, a Forcella (regio Furcillensis). In un primo ambiente sono visibili due archi in laterizio che si aprono probabilmente su un criptoportico, perpendicolare alla plateia di Via dei Tribunali. Del criptoportico si vede solo parte della volta di copertura, mentre il limite orientale è stato distrutto con la costruzione dell’edificio moderno. Agli archi si addossa un enorme ambiente realizzato in opera laterizia con copertura con volta a botte, forse connesso ad altri ambienti di servizio posti più ad occidente.

interno della struttura

Pochi passi, col cuore in gola e gli occhi rapiti, e ci si ritrova in un secondo ambiente dove ammiriamo i resti di una stanza delimitata da una struttura in opera reticolata con pavimento a mosaico con un motivo decorativo geometrico. In una seconda fase quest’ambiente fu ridecorato con un motivo foreale tipico del IV stile pittorico e fu realizzato un pilastrino in opera vittata che si addossa al muro di fondo. Altre strutture in opera laterizia probabilmente cancellarono definitivamente questo ambiente, ma non è chiaro il rapporto tra queste strutture ed il resto del complesso.

Per chi ama scoprire a fondo la città, questo luogo diventa imperdibile. E su di esso, da qualche tempo, c’è un lodevole progetto sociale. Il Gruppo Archeologico Napoletano e la FederSordi sono infatti impegnati in attività di promozione del turismo sociale e di abbattimento degli svantaggi per i disabili. È infatti attivo il progetto “DomusAccessibile: percorsi di recupero e valorizzazione di un’area archeologica neapolitana”, in collaborazione con l’Istituto Banco di Napoli Fondazione, finanziato con il bando di idee “Perequazione per la progettazione sociale 2008” del Centro di Servizio per il Volontariato (CSVNapoli).

braille

Gli obiettivi del progetto sono l’apertura al pubblico della domus anche a disabili visivi e uditivi, grazie alla presenza di sensori e indicatori sonori e visivi, la realizzazione di visite guidate e lezioni per i sordi, grazie alla presenza di operatori e interpreti messi a disposizione dalla FederSordi, e per i ciechi, grazie alla realizzazione di supporti tattili per la visita; predisposizione di laboratori per scolaresche di vario ordine e grado e gruppi organizzati, anche disabili, per stimolare la conoscenza del patrimonio archeologico e rendere familiare la dimensione dell’archeologia attraverso il gioco e la sperimentazione diretta. Un viaggio nel tempo, dunque, che come dovrebbe sempre essere è accessibile a tutti.

disabile

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