Uomini che sorreggono santi

Sul chiudersi del Cinquecento, una processione di giovani ragazze si stabiliva nella sua casa napoletana, in via San Biagio de’ Librari. Accanto ad essa sorgeva la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo dell’Arte della Seta, corporazione d’interesse capitale, che già da oltre un secolo esercitava la sua opera, accogliendo fanciulle orfane e licenziandole come perfette operaie tessili.

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Nel 1758 la chiesa fu rimaneggiata nelle sue attuali forme da Gennaro Papa, a partire dalla facciata, arricchita dalle sculture dei due santi, opera di Giuseppe Sanmartino, autore del Cristo velato. La potente Arte riunì per l’occasione le migliori maestranze, tra pittori, scultori, e “riggiolari”, per dotarsi di un monumento degno della propria identità, realizzando al contempo uno dei gioielli barocchi più nitidi della città. I secoli e le incurie hanno però reso questa chiesa sempre meno visibile, poco frequentata, fin quasi persa nella memoria, nonostante la sua posizione di preminenza e la sua incorrotta importanza artistica. Almeno fino all’intervento, circa un anno addietro, di un gruppo di giovani studiosi, decisi a ridare alla comunità una parte di ciò che Napoli diede all’Europa.

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L’associazione Respiriamo Arte nasce da un’idea di Massimo Faella, manager culturale. In particolare, è stata la scoperta della chiesetta di Santa Luciella, nel centro storico, a suscitare in Massimo l’idea di una riapertura del sito, per la sua fruibilità. Le prime mosse nell’ovvio confronto con gli Assessorati ai Giovani e al Turismo e Cultura di Napoli, che ben hanno accolto il progetto presentato da quel gruppo, che andava costituendosi in associazione, per ottenere il comodato d’uso della chiesa.

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Tuttavia, complicazioni burocratiche non hanno permesso di perseguire quel primo obiettivo; poi don Mariano Imperato, rettore di Santa Luciella e dei Santi Filippo e Giacomo, ha suggerito quest’ultima chiesa all’associazione, come punto di partenza della loro attività. Ulteriore aiuto grazie all’intervento del Cardinale Sepe, direttamente coinvolto da Massimo Faella e dai suoi.

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All’arrivo nella chiesa, aperta unicamente nei tempi delle funzioni ed utilizzata soltanto in percentuale essenziale, il monumento si presentava ingombro di materiali di risulta, accumulatosi in più di trent’anni. La prima operazione, dunque, è stata una poderosa pulizia; cosa che da sola indica la professionalità (oltre che la volontà) di chi l’ha compiuta, essendo che tra i materiali che da mano disinvolta sarebbero stati gettati si celavano riggiole e sete del Seicento, candelabri d’argento ed un consistente corredo liturgico, oltre agli splendidi busti lignei dei santi Filippo e Giacomo, depauperati dei loro sostegni originari e ricomposti nella loro posizione, in sagrestia. E proprio la sagrestia celava la più inattesa delle sorprese: sepolto da una coltre di materiali (per assurdo, perfino due slitte da neve), si conserva un portentoso altare ligneo del Settecento, realizzato da Marc’Antonio Tibaldi — forse da disegni di Lorenzo Vaccaro —, che nei suoi sfondati architettonici rifulge nella sua unica bellezza, nonostante anch’esso diminuito da furti e urgentemente bisognoso di restauri.

apertura

 

Analoga situazione negli ambienti contigui alla chiesa, dov’è stata ritrovata la pala d’altare quattrocentesca, di anonimo maestro, affrescata, di quella che fu la prima fondazione dell’edificio; così come il successivo passetto, che collega gli ambienti della chiesa con quelli del Palazzo del Principe di Caserta, acquistato dall’Arte della Seta, e che originalmente era un vicolo che collegava due strade, ancora oggi intellegibile in tutta la sua “stradalità”. Ovvero il prodigio di contenere una strada urbana in un corridoio privato. Ma l’opera di riabilitazione non finiva agli ultimi secoli, rimontando piuttosto ai millenni.

pala daltare

Sporgendosi nel cortile, sul fianco sinistro della chiesa, e scendendo di appena due metri, il sottosuolo rivela un’ampia sezione stradale di epoca vicereale, con mattoncini ancora perfettamente disposti ad opus spicatum, montata direttamente sotto le più antiche fondazioni romane, in tufo e opus reticolatum; con ulteriori ambienti aperti, ancora tutti da riprendere e studiare. Ma tornando in chiesa, già di per sé monumento straordinario, e che conserva quasi tutto integro il suo corredo, la navata destra dà accesso alla cripta della confraternita dell’Arte: anche qui l’associazione è intervenuta rimuovendo materiali e materiali di risulta, per liberare l’altarino, con un bel Compianto sul Cristo morto, e la terra consacrata, che ancora ospita i resti dei sepolti. Accanto all’attività di manutenzione straordinaria e ordinaria, Respiriamo Arte ha prodotto e produce un intenso studio tecnico, fatto di misurazioni e rilievi, e storico, tra archivi e biblioteche, per documentare la realtà del monumento e l’industriosità secolare dell’Arte della Seta. Tutto ciò per essere in grado di offrire visite guidate di altissimo profilo, nei week-end e durante le numerose iniziative comunali dedicate alla scoperta del patrimonio. Visite ordinarie e particolari, a tema: come quella dedicata a San Gennaro, titolare di una delle cappelle in chiesa, o quella pensata per l’inaugurazione della cripta, a inizi di novembre.

vetrina

Dallo scorso giugno ad oggi i risultati non hanno tardato ad arrivare, con un picco di circa 200 presente nel solo mese di dicembre. L’attuale configurazione della chiesa, che torna a vivere e respirare, è il segno della determinazione e della preparazione scientifica dei membri dell’associazione, che in pieno spirito no-profit e in brevi tempi, dimostrano la qualità di chi è competente sia nel profilo storico-artistico, sia in quello amministrativo-gestionale. Il futuro è ancora tutto da farsi, a partire dall’invito alle istituzioni e sponsor nel guardare a questo embrione quale esempio virtuoso, e sostenerlo nel rafforzare le attività ai Santi Filippo e Giacomo, per includere anche la già detta Santa Luciella, dove si cela un’altra chicca del patrimonio, gelosamente custodita nel segreto dall’associazione ― Cicero pro domo sua! In programma anche eventi finalizzati al restauro, per trasformare il complesso in vero e proprio museo, inteso non solo come luogo di conservazione, ma anche di produzione del sapere. Idea che ha affascinato e invogliato alla collaborazione Rosalba Ragosta, esperta in tecniche della seta e docente di Storia economica all’Università Parthenope, per cicli di lezioni e per la formazione di nuove guide.

Università Parthenope

Nel frattempo, è imminente l’estensione dei servizi di Respiriamo Arte alla chiesa dei Santi Severino e Sossio, a pochi passi, grazie anche al sostegno della Comunità di Sant’Egidio. Nel marasma dei beni culturali, spesso agitato dai polemisti dall’offesa pronta, dai don Chisciotte dell’opportunismo, e dai banali ― ma dannosissimi ― “mistici esoterico-complottisti”, il lavoro severo e qualificato dell’associazione Respiriamo Arte indica una via tra le più concrete e genuine. E proprio nei giorni in cui giungono i primi segni del MiBACT per il riconoscimento delle lauree del management culturale. Forse non stonano le parole del più grande “manager” culturale d’Europa, Luigi XIV, quando nelle sue Memorie scriveva che “in tutte le imprese giuste e legittime, il tempo, l’azione stessa, l’aiuto del Cielo aprono di solito mille vie e rivelano mille vantaggi insospettati”.

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