Nel 1917 Libero Bovio, il grande poeta napoletano, scriveva uno dei testi più intensi della storia della canzone napoletana: Reginella. I primi versi della canzone sono ambientati proprio a via Toledo.
Via Toledo è il luogo del passeggio, la strada dell’amore, degli incontri, la passerella su cui ognuno può andare a sfilare per essere guardato da tutti, borghesi e popolo. Ed è proprio qui che il personaggio di Libero Bovio incontra la sua ragazza (fuje l’autrieri a Tuleto, gnorsì…), ormai cambiata, ricoperta di abiti ricercati, e con un cappellino alla moda. Ormai è una chanteuse, forse lavora negli spettacoli del Salone Margherita. Ed incede, vanitosa, con altre compagne dal viso pieno di trucco.
Via Toledo e la canzone napoletana
Per i napoletani “Tuleto” non è una “via”, bensì un luogo dell’anima. È un immenso teatro su cui andare in scena. Al centro i ricchi, gli aristocratici, a piedi o sulle carrozze. Più defilati, quasi strisciassero rasentando i muri dei palazzi, i poveri, gli abitanti dei Quartieri Spagnoli, gli straccioni dei vasci, spesso a piedi scalzi. Via Toledo è di tutti. Ed ecco perché è proprio qui che sono ambientati tanti brani classici del repertorio napoletano.
Ad esempio, ‘o guaglione in fissa con l’America, il protagonista di Tu vuo’ fà l’americano di Renato Carosone, del 1956, sceglie via Toledo per farsi ammirare: questo ragazzo “passa scampanianno pe’ Tuleto, comm’a nu guappo, pe se fa guardà”.
Anche un brano del 1955, un anno prima del capolavoro di Carosone, cita la via di cui parliamo. Si tratta del divertentissimo brano Io, mammeta e tu, di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno. La canzone narra del “disastroso” fidanzamento tra “lui”, desideroso di trascorrere delle ore in intimità con la sua ragazza, e “lei” che, per le rigide regole sociali dell’epoca, non può mai uscire col suo fidanzato senza la “sorveglianza” di un parente – madre, sorella, zia… – . Uno dei passi arcinoti del pezzo è: “Passiammo pe’ Tuleto, nuje annanze e mammeta arreto…Io, mammeta e tu…”
Reginella la sciantosa
Dunque la Reginella di Libero Bovio, dove potrebbe “sfilare”, insieme alle compagne del Cafè Chantant, se non per via Toledo? Ancora oggi, per noi napoletani, sciantosa è spesso sinonimo di ragazza vezzosa, magari anche un po’ maliziosa, a cui piace essere bella e farsi notare (niente di più naturale!). È un termine adoperato con ironia e tenerezza, senza alcun biasimo, magari anche davanti a dei modi particolarmente affettati, e ad una gestualità seducente: “me pare ‘na sciantosa!”.
Certo, l’incontro del protagonista della canzone con la sua ex, “a Tuleto”, è in realtà triste e nostalgico. La sua nnammurata di un tempo è diventata “irraggiungibile”. Ormai è un’artista, è non è più fatta per un guaglione semplice, che cerca solo una storia d’amore romantica.
Folla, colori, sguardi, profumi…
Immagino via Toledo della Belle Epoque. Immagino le zaffate di profumo, delicato ma versato in faccia come una doccia, che provenivano dai decolletè delle signore dell’aristocrazia. Immagino le scarpe lucide e appuntite degli uomini, e gli sguardi di questi ultimi, più arditi quanto più era nuovo e bello il loro abito, in direzione degli occhi o degli scolli delle signore. Immagino gli scugnizzi dei Quartieri, ‘npont’ ‘o vico a guardà. Ma non solo a guardare: Toledo era anche il “passaggio” verso il mare. E poi dove stava scritto che, scendendo dalla Speranzella o da Montecalvario, tutti belli alliccati e impomatati, non potessero fare colpo sulle ragazzine dell’alta società? Sai che sfizio?
Il “muro” di via Toledo
Lo scrittore Maurizio de Giovanni, nei suoi romanzi, mette in luce una delle caratteristiche perenni di via Toledo: il fatto di essere uno spartiacque netto e crudele tra la Napoli del lusso e quella della miseria. La “Napoli milionaria” si fa vedere a via Toledo anche perché la abita, oppure abita in via Santa Brigida, in piazza Trieste e Trento, e così via… Ma, separati dalla folla fashion soltanto da un muro d’ombra, ci sono gli appartamenti – migliaia e migliaia, stipati oltre gli imbocchi dei vicoli che il sole non bagna – del popolo dei Quartieri Spagnoli.
Un labirinto infinito, i Quartieri. Il mare dei quartierani è via Toledo. E’ lì la vita. E’ lì lo spazio. Per ammirare e per sfottere. Tuleto appartiene anche a loro? Certo, perché via Toledo non è di nessuno. Non è una strada: è un palcoscenico. Su cui va in scena la vita.
L’origine della strada
La via Toledo di Napoli fu fortemente voluta dal vicerè Pedro Alvarez de Toledo nel 1536.
Lungo gli 1,2 Km che costituiscono la strada, era presente una parte della vecchia cinta muraria aragonese, che don Pedro eliminò. Infatti sotto il suo vicereame la difesa della città fu completamente rivista e ristrutturata. A partire dal 1870, dopo le vicende di Porta Pia e l’annessione di Roma all’Italia – Roma che poi ne fu capitale – , a via Toledo fu cambiato il nome: divenne via Roma. Ma non per sempre.
Pare che i napoletani si siano ribellati al cambiamento del nome della loro strada “più bella”. E la Giunta comunale in carica dopo l’Unità d’Italia cercò di “salvare capra e cavoli” adottando per “Toledo” una dicitura che non scontentasse nessuno: “via Roma già via Toledo”.
Ma è chiaro che non basta un “provvedimento ufficiale” a cambiare abitudini secolari: il linguaggio fa parte di noi, nel profondo, e non può essere modificato “di forza”. Ed ecco che nel 1980 il sindaco Maurizio Valenzi mutò di nuovo il nome della strada in “Via Toledo”. D’altronde si chiamava così il luogo delle passeggiate e degli amori, cantato dai poeti.